Cinema revolution: come proteggere il cinema italiano in itanglese

Di Antonio Zoppetti

Quest’estate, dall’11 giugno al 21 settembre, in oltre 3.000 cinema sarà possibile vedere i film italiani ed europei al prezzo speciale di 3,50 euro. Il forte sconto per promuovere il cinema europeo è un’iniziativa del Ministero della Cultura che ha richiesto un investimento di circa 20 milioni di euro, e la sottosegretaria alla Cultura con delega al Cinema, Lucia Borgonzoni, ha dichiarato: “Un messaggio forte, sostenuto da un grande investimento: le sale sono importanti presidi sociali e culturali, riteniamo che sostenerle sia un dovere e per questa estate abbiamo messo a punto un gioco di squadra che vede il Governo e l’intero sistema cinematografico italiano scendere in campo per la loro ripartenza.”

E come si chiama questa preziosa e costosa campagna? In itanglese, of course: CINEMA REVOLUTION. Perché la lingua italiana non è affatto un “presidio sociale e culurale” da sostenere, ma da affossare.

I nostri politici e la nostra classe dirigente proprio non ce la fanno a parlare in italiano. Non vogliono. Se ne vergognano. Persino quando devono promuovere il prodotto italiano che chiamano Made in Italy, o quando inaugurano mostruosità come Open to meraviglia, che segue altri due portali voluti da Dario Franceschini, miseramente falliti con grande spreco di denaro pubblico: Very Bello del 2015 e ITsART del 2021.

Questa lingua creola ostentata da chi è colonizzato nella mente non è più né italiano né inglese, ed è promossa e diffusa dalle istituzioni in modo ufficiale.

L’italiano sta bene solo nella mente di certi linguisti

I linguisti sono liberissimi di utilizzare i loro schemini astratti e semplicistici basati sullo strambo concetto di “prestito linguistico”; e anche di contrabbandare come cose “reali” i loro giudizi soggettivi – che non stanno in piedi né dal punto di vista logico né da quello storico – per esempio distinguendo i prestiti di “necessità” e di “lusso”, dove la necessità è solo nella loro testa. Quando invece se ne escono con affermazioni per cui la lingua italiana starebbe benissimo stanno semplicemente dicendo sciocchezze che non sono avvalorate da alcun dato.

L’italiano è in regressione da tutti i punti di vista. Non è più una lingua di lavoro dell’Ue, viene messo in discussione come lingua della formazione universitaria, è stato sostuito dalla lingua inglese per i progetti di ricerca e scientifici (i Prin e i Fis), nella scuola è insegnato sempre peggio (e di generazione in generazione i giovani hanno delle lacune sempre più pesanti), e come se non bastasse si sta ibridando con l’inglese in sempre più ambiti, al punto che nel mondo del lavoro o dell’informatica siamo di fronte a un collasso di dominio: la nostra lingua non è più in grado di esprimere con proprie parole interi settori della modernità. Dallo spoglio dei dizionari emerge che negli ultimi 30 anni abbiamo accumulato più anglicismi di quanti ne abbiamo accolti negli ultimi 6 secoli: nel 1990 quelli non adattati erano circa 1.600 e oggi son più di 4.000, senza contare che costituiscono circa la metà delle parole nuove degli anni Duemila. Dunque l’italiano si sta evolvendo quasi solo importando parole crude provenienti da una sola lingua.

Il fenomeno dell’ibridazione è qualcosa di inedito nella storia dell’italiano; ci sono ormai centinaia e centinaia di parole e di espressioni miste, come zoomare o computerizzare, fashionista e librogame, over-sessanta, baby-delinquente e cyber-sicurezza… mentre intere famiglie di parole si formano a partire dalla combinazione di radici inglesi da fast food a pet food, da pet sitter a pet shop e bookshop… comprese le reinvenzioni all’italiana che con l’inglese ortodosso hanno poco a che fare come smart working o beauty farm. Tutto ciò non si è mai visto, soprattutto ai tempi della moda del francese, visto che le ibridazioni di questo tipo si contano sulla dita di una mano (voyeurismo, foularino, moquettista o parquettista, non c’è molto altro). Un linguista serio dovrebbe saperlo e raccontarlo, invece di omettere i dati e perseguire la strategia dello struzzo facendo credere che non stia succedendo niente o che sia tutto “normale”.

In questa follia anglomane questi “prestiti” sono sempre più sintattici: si portano cioè con loro l’inversione della struttura dell’italiano, per cui ci sono i covid hospital invece degli ospedali covid, gli election day invece del giorno delle elezioni e la rivoluzione del cinema (ma andrebbe bene anche rivoluzione cinema) diventa cinema revolution. Ma i linguisti, invece di studiare e mostrare quello che sta accadendo, preferiscono la rimozione psicotica della realtà e – fermi alle questioni del purismo o della lotta ai barbarismi del ventennio – esprimono le loro avulse serafiche opinioni campate per aria e perseverano diabolicamente nel voler spiegare l’attuale interferenza dell’inglese con gli schemini dei prestiti di lusso e di necessità di un secolo fa.

Che razza di prestito è cinema revolution?

Che razza di “prestito” è “cinema revolution”?

Passando alle cose serie, “cinema revolution” non è affatto un “prestito” né di “lusso” né di “necessità”, è l’espressione più evidente del tracollo dell’italiano, dell’ufficializzazione dell’itanglese istituzionale, dell’inversione sintattica di una newlingua creola che si sta acclimatando come l’italiano newstandard. È la logica dell’Alitalia che si rinomina in ITA Arways, della pallacanestro che diventa basket (invece semmai di basketball), del settore alimentare che diventa food, delle librerie che si denominano bookshop e dei parrucchieri che diventano hair stylist, dei promotori che si definiscono promoter e dei registi che si proclamano film maker… Tutto ciò ha a che fare con l’abbandono dell’italiano (altro che prestiti!) e con il trapianto di suoni, grafemi e concetti in inglese e pseudoinglese.

Dono o abbandono?

C’è qualche linguista che ha pensato bene di salutare i “prestiti” come dei “doni” con una stomachevole retorica che evoca l’accettazione del diverso e l’accoglienza, e con una manipolazione delle parole che fa credere che gli anglicismi siano un qualcosa in più, una ricchezza che si aggiunge, mentre al contrario sono una sorta di colonizzazione da parte di una lingua dominante, si rivelano sempre più spesso dei “prestiti sterminatori” che fanno piazza pulita del nostro lessico, come è successo a calcolatore abbandonato davanti a computer, e ormai inutilizzabile, e come succede con ogni espressione inglese importata senza alternative che viene spacciata per necessaria (il che è una scelta precisa e un giudizio, non una “necessità”) dal mouse al lockdowm, dal green pass al question time, dai download alla privacy, dai follower agli influencer, dagli hater ai caregiver

L’accettazione di questa lingua non ha nulla a che fare con l’accoglienza e con i doni, gli anglicismi sono doni come lo fu il cavallo di Troia, e l’inglese non rappresenta una risorsa in più, si è rivelato un processo sottrattivo che si trasforma nel depauperamento linguistico, sia a livello lessicale sia quando lo si vuole introdurre come lingua dell’università. I Paesi come la Svezia che da tempo formano in inglese se ne sono resi conto benissimo e stanno facendo marcia indietro, perché insegnare in inglese significa far regredire la propria lingua.

Gli anglicismi sono gli effetti collaterali della globalizzazione linguistica, del disegno di far diventare l’inglese la lingua della comunicazione internazionale e di considerarlo una lingua superiore. Sono il frutto del complesso d’inferiorità di una classe dirigente formata da collaborazionisti dell’inglese che stanno uccidendo l’italiano e non sono nemmeno in grado di rendersene conto. Dunque minimizzano e negano. Anglicizzano e distruggono credendo di essere moderni e internazionali.

49 pensieri su “Cinema revolution: come proteggere il cinema italiano in itanglese

  1. D’accordo come sempre al 100%. Proprio oggi ho sentito un giornalista che ci spiegava come gli youtuber lancino delle challenge. “Challenge” naturalmente, perché è molto più sintetico e semplice di “sfida”…
    Sempre oggi un cliente mi ha chiesto di proporgli una roadmap per un progetto. Volevo quasi portargli una cartina stradale (!), ma mi sono limitato a rispondergli “Domani il piano dovrebbe essere pronto”. Puah!

    "Mi piace"

  2. Ciao Antonio, bentornato ! Vedo che ti sei ripreso dopo l’attacco informatico.

    A questo punto ho due aggiornamenti da segnalarti:

    – hai mai visto questa intervista a Daniel De Poli (nome che sicuramente hai già sentito) in merito alla proposta di legge di Rampelli ? https://www.unionesarda.it/3-minuti-con/il-francese-che-va-a-caccia-di-anglicismi-bisogna-vietarli-ha-ragione-rampelli-d9oxs9im ;

    – L’hai mai saputo che Giulio Mainardi, Peter Dubt ed altri volontari stanno portando avanti la creazione di un’associazione per la tutela dell’italiano ? Manca soltanto l’assunzione di un addetto contabile per completare l’opera, speriamo bene… https://www.facebook.com/photo?fbid=638797081611115&set=a.484415660382592

    Piace a 1 persona

  3. Oggi sono andato su youtube per cercare una ricetta, e nel primo video che ho trovato -mentre la ragazza spiegava come cucinare- ci ha buttato lì con disinvoltura un “homemade” invece che “fatto in casa”… ormai è una piaga.

    Piace a 1 persona

  4. Il bello è che il ministro Sangiuliano aveva contestato l’abuso dell’inglese.
    “Rivoluzione cinema” che aveva di sbagliato?
    Non parteciperò, anche perché non amo il cinema italiano ed europeo.

    "Mi piace"

  5. Ma da quella politica che vorrebbe valorizzare l’Italia nel mondo svilendo la lingua italiana si hanno notizie di qualche misura volta a promuovere l’Italiano ? Oppure si creano solo musei fisici e digitali in cui riporre l’italiano come se fosse una reliquia ? Dopo tutto la locuzione “da museo” la si dà a qualcosa di vecchio e fuori tempo.

    Piace a 1 persona

  6. Posso qui segnalare le solite pubblicità idiote in itanglese ascoltate alla radio questa mattina?
    Number one:”vieni a ritirare in concessionaria la tua city car ready to use”(manca la seconda parte dell ‘invito:”and then go and crash into a telephone pole!”).
    Number two, pubblicità di fermenti lattici:”lo sai che anche l’intestino può andare in blackout? La risposta sorge spontanea:”certo che lo so ; succede quando ti staccano la presa per il c…!”
    Scusatemi le facezie ,ma,se non la si butta sul ridere,ormai ” non ci resta che piangere”.

    Piace a 1 persona

  7. Una delle linguiste d’Italia, una di quelle che non notano nulla, mi ha messo pubblicamente su FB nella categoria di “persone tormentate, turbate” per averle fatto notare la sua disattenzione 😀
    Dormi, linguista, dormi!

    Piace a 1 persona

      • A proposito di fondamentalismi vorrei raccontarti di un’esperienza che avevo avuto su Facebook lo scorso agosto del 2022.
        Quella volta, su una popolare pagina chiamata “Adotta anche tu un analfabeta funzionale”, venne condivisa una foto ritraente quel famoso articolo della rivista Oggi del 2021 intitolato “L’italiano c’è, perché non usarlo ?” di Valeria Palumbo (te lo ricordi Antonio ? é questo articolo qui: chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://aaa.italofonia.info/wp-content/uploads/2021/04/L-italiano-ce-perche-non-usarlo-_Oggi-1_4_2021-Valeria-Palumbo.pdf ).

        Ebbene, quello che trovai triste è che i proprietari della pagina hanno bollato l’articolo con il titolino “Sovranisti linguisti” ! Evidentemente per loro la sola vista della tabella con i trenta esempi di anglicismi da tradurre in italiano evocava “di pancia” la lista di parole proibite del fascismo e non si sono neanche soffermati sul testo introduttivo dove si parlava della tua iniziativa di ecologia linguistica legata alla proposta di legge per l’italiano.

        Comunque lì era esploso un putiferio di commenti divisori: da una parte c’era una grossa fetta di sostenitori della pagina che si dimostravano anch’essi totalmente intolleranti nei confronti del contenuto dell’articolo (e quindi convinti anch’essi del pregiudizio “tutelare italiano = sovranismo/fascismo), però dall’altra parte sono anche intervenute persone esterne (tra cui io” che invece disapprovano giustamente questi pregiudizi nei confronti delle nostre iniziative.

        Tuttavia una cosa che mi avvilisce ancora di più è che in mezzo a quei sostenitori anglomani c’era addirittura una mia ex insegnante di abilità sociali (che avevo conosciuto durante un corso di formazione all’ENGIM di Torino) e pure lei ha ridicolizzato il contenuto dell’articolo scrivendo “Profumo di anni 20 !”, ricevendo pure un sacco di lodi. Io ho provato pacatamente ad intervenire, dapprima usando una risposta ironica alla maniera di Giorgio Cantoni (del tipo “Se dovessimo pensarla come te allora dovremmo dedurre che quando rientro a casa dovrei illuminarmi con una “light-bulb”, accendere una “television” e lavare i panni con una “washing-machine”…), poi lei rispose così:
        “Il punto è poter scegliere come parlare e non avere qualcuno che impone delle parole. L’imposizione fa anni 20. Preferisco anch’io parole italiane, come preferisci non sentire la musica techno, ma guai se la techno venisse vietata per legge”. Insomma, pure lei è convinta che diffondere le alternative italiano (come nella tabellina dell’articolo) sia una “imposizione” fascistoide, quando in realtà non è vero. E poi Antonio cosa diavolo c’entra il divieto della musica techno ?? Mica lei vorrebbe fare un paragone con il divieto del jazz sempre in epoca fascista ?? Certe affermazioni non hanno senso.

        A questo punto per chiudere la discussione ho scritto (sempre pacatamente) una lunga argomentazione (per i più riassumendo le tue stesse spiegazioni, Antonio) in cui rassicurai che quell’iniziativa di legge per la tutela dell’italiano non si tratta affatto di una costrizione perché si basa in realtà sulla promozione, valorizzazione ed arricchimento della nostra lingua ed anche sul rispetto della trasparenza e chiarezza verso i cittadini (anche sui contratti di lavoro) e poi specificando anche la differenza tra gli altri paesi democratici europei (che riescono a tutelare e rinvigorire la loro lingua senza creare imposizioni dittatoriali sui privati cittadini ) e l’Italia (dove invece giornali ed istituzioni impongono ai parlanti il loro linguaggio anglicizzato senza alternative e citando anche le multinazionali che ci impongono le loro terminologie che non sono più fatte dai “nativi italiani”); scritto questo ho poi concluso dicendo “Tutto chiaro ora ?”.

        Alla fine però questa professoressa non sembrava convinta, ed anzi: non appena ha visto di sfuggita il paragrafo dove menzionai brevemente sull’idea di promuovere l’italiano anche nei contratti di lavori (ovviamente per motivi di trasparenza nei confronti dei cittadini, che non implica affatto un’imposizione su loro modo di parlare), subito mi rispose così : “Hanno davvero proposto di obbligare ad usare l’italiano nei contratti ufficiali ? Ah ma allora è peggio di quanto penassi !!”, poi dopo un ultimo blabla scisse “PS: il punto è che qualcosa non mi era chiaro, ma che non sono d’accordo”, per di più ignorando il resto della sostanza.

        Così si chiuse la conversazione. Comunque Antonio, il punto non è essere d’accordo o meno con le nostre iniziative (visto che ogni persona ha la proprio testa), però trovo inaccettabile che certe persone si ostinano a giudicarle superficialmente con i soliti pregiudizi triti e ritriti della politica del ventennio. E poi se quelli come la suddetta professoressa crede che usare l’italiano nei contratti ufficiali sia un tabù allora come faremmo, secondo lei, a garantire la trasparenza di comunicazione a tutti i cittadini che rimangono incompresi in mezzo a quel pantano di itanglese istituzionale/lavorativo ?? E soprattutto a persone come lei (sempre la professoressa intendo) non le frega niente sul fatto che ad un certo punto (come raccontò Giorgio Cantoni) le filiali delle multinazionali anglo-americani impongono dei contratti di lavoro esclusivamente in inglese, rischiando di creare problemi a quella maggioranza di lavoratori che, a differenza di pochi, hanno più difficoltà a decifrarli ??

        Insomma, anche queste risposte che ricevetti lì sembrano proprio degne di una perfetta anglomane negazionista. Detto questo Antonio: ignorando negazionisti e fondamentalisti di ogni genere come faremmo a dimostrare alla gente in generale che aver cura della nostra lingua non ha niente a che vedere né con il sovranismo, né con il fascismo né con l’analfabetismo funzionale ?

        "Mi piace"

        • Davide non ho Fb e sto lontano dalle diatribe come quella che mi rifersci anche perché con i fondamentalisti e i terrapiattisti non vale la pena di discutere. Da quello che mi riferisci questa profesoressa non capisce nulla, il praragone con la musica non c’entra nulla, quanto ai contratti di lavoro li vogliamo fare in inglese? Non sono interessato a confrontarmi con chi non ha la capacità di farlo e che parla senza cognignizione di causa

          "Mi piace"

  8. Segnalo:

    https://www.elledecor.com/it/lifestyle/a44116590/caffe-moka-bialetti-wwf-salvare-orso-bruno-marsicano/

    “…special guest in un tour”

    “Moka Express”

    “…partnership biennale”

    “…speciali nell’experience”

    “…content creator in ambito travel con una fedelissima community”

    “…con uno show cooking nel suo stile wild”

    “…la food creator toscana”

    “…dove i guest hanno avuto”

    “CONTENT TEAM
    Scriviamo branded content per raccontarvi sempre nuovi modi per vivere meglio. Fashion, Beauty, Design, Lifestyle, Tech, Food e Travel, il nostro heritage di editore internazionale ci consente di produrre contenuti, articoli, social post, digital experience e interviste, in partnership con i maggiori brand di settore. …

    Vera Prada: scrive di lifestyle, food&wine e tech. Multitasker per vocazione.

    Sofia Balbino: scrive di fashion, accessori e nuovi trend. Mix&Match dal 1997.

    Eleonora Casati: Scrive di fashion, beauty e travel. Appassionata d’arte e di tutto ciò che è boho-chic.

    Erika Centoducati: scrive di design, lifestyle e salute ed è l’anima green del content team. ”

    ———————————–

    Ormai siamo al delirio totale. Perchè non scrivere direttamente in inglese a questo punto ?

    Per non parlare di questo nuovo delirio fondamentalista/animalista di voler riempire i boschi italiani di orsi, e impedire qualsiasi tipo di “controllo” di questa specie, che sta diventando sacra quanto le vacche in India.

    Questo aspetto sicuramente non l’abbiamo ereditato dai paesi anglosassoni, dove appena un predatore si comporta in modo troppo confidente con gli umani lo abbattono immediatamente.

    Piace a 1 persona

    • Dovresti mandare questo esempio di itanglese da manuale a quelli che dicono che non sta succedendo niente, che è tutto normale, che l’italiano sta bene ed è piuttosto vispo… purtroppo quello che hai incollato è diventata la norma di molti ambiti.

      "Mi piace"

    • Proprio non vedo cosa c’entri (ed è tutto da vedere se è definibile fondamentalista) la storia degli orsi (che si “voglia riempire i boschi italiani di orsi” mi è nuova comunque). Direi che è il caso di rimanere sul tema ed evitare i fuori luogo.

      "Mi piace"

      • Diciamo che l’attenzione sacrosanta per l’ecologia non corrisponde a un’analoga consapevolezza che dovrebbe coinvolgere l’ecologia linguistica. Anzi le due cose appaiono inversamente proporzionali dalla comunicazione di pezzi come quello segnalato. Per quanto riguarda l’orso marsicano è un animale che ha tutta la mia simpatia (mi associo a Gretel); l’operazione Bialetti mi pare invece un’iniziativa furbetta e magari potrebbero contribuire anche alla salvaguardia dell’italiano invece di distruggerlo.

        Piace a 1 persona

      • Questa storia degli orsi e del loro mancato contenimento* mi sta a cuore da molto anni ormai (ben prima dell’aggressione mortale di qualche mese fa).

        L’orso marsicano è simpatico perchè reso “timido” da secoli attraverso metodi usati in tutto il mondo per renderli timidi nei confronti degli umani. Ma la loro “timidezza” durerà solo qualche altro decennio, se fatti moltiplicare in maniera esponenziale e poi protetti manco fossero vacche sacre. I fratelli di JJ4 sono stati abbattuti senza troppi problemi dai nostri vicini Svizzeri e Tedeschi (paesi ben più seri del circo italico).

        Quando leggo “permettendone l’espansione in nuovi spazi”, oltre al cattivo gusto di una simile iniziativa in questo periodo, non posso che interpretare tale frase come una voglia di farli espandere ovunque possibile, per ragioni ideologiche più che di “amore per la natura”.

        *leggi abbattimento: come si fa con tutti gli animali che non scaldano il cuore degli animalisti: cervi, daini, mufloni, etc.etc. … assieme a tutti gli altri che si mettono nel panino sotto forma di mortadella, prosciutto e salami e che per strani motivi non dovrebbero ricevere la stessa empatia di un orso, animale umanizzato in maniera vergognosa dai media itanglesi (ho letto di tutto, da “genocidio degli orsi” al “dramma delle due mamme: una perchè ha perso il figlio, e l’altra i cuccioli e la libertà”).

        "Mi piace"

        • Tutto ciò mi ricorda la Famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati, a proposito di umanizzazione e corruzione dei costumi orseschi… ma a parte le considerazioni folcloristiche e la convinzione che proteggere le specie a rischio sia importante, non ho idea di come operare nel giusto modo e non ho le competenze per esprimere giudizi in merito sulle politiche messe in atto in Italia e all’estero… mi occupo di questione linguistiche e non di ecologia. Per cui non potrei contribuire alla discussione con qualcosa di sensato.

          "Mi piace"

    • Grazie. La notizia di oggi è che Google e Fb in Canada dovranno pagare gli editori per le notizie che pubblicano, e dunque stanno sospenendo il servizio; forse Fb rinomina in feed per quello? In ogni caso nell’informatica siamo in balia delle mancate traduzioni e dell’introduzione di parole inglesi decise dalle multiazionali, e in questi casi il nuovo “italiano” che diventa itanglese non è più fatto da nativi italiani, ma viene imposto da fuori.

      "Mi piace"

  9. Secondo te Zoppetti esistono dei film o delle serie tv sia italiani che stranieri doppiati in italiano in cui utilizzano il traducente “guardavia” al posto di “guardrail” dato che per analogia la parola “guardavia” compare talvolta nei libri del 21esimo secolo di scrittori sia italiani che stranieri tradotti in italiano come “Il grande me” di Anna Giurickovic Dato (2020), “La fuga di Anna” di Mattia Corrente (2022) e nella traduzione italiana di Maria Nadotti del romanzo “Murad Murad” di Suad Amiry (2009)?

    "Mi piace"

  10. Ciao Antonio. Ci sono novità riguardanti la tutela della lingua italiana ?
    Segnalo che la legge di Rampelli dopo essere stata rinviata due volte senza grandi discussioni non è nemmeno stata calendarizzata. Si vede quanto interessi agli Italiani il proprio idioma, posto che vi siano questioni sicuramente più importanti da trattare.

    "Mi piace"

  11. Guarda Antonio, ti segnalo pure questo nuovo obbrobrio : https://www.open.online/2023/07/03/rai-schwa-diversity-media-award/

    Trovo assurdo che pure la RAI si sia piegata davanti alla cretinata del linguaggio inclusivo, peggio ancora se presentato attraverso un “premio” intitolato in itanglese !

    Avevi proprio ragione: l’imposizione dello scevà e l’imposizione dell’itanglese sono due (tristi) facce della stessa medaglia.

    "Mi piace"

  12. Ai politici non gliene frega niente, sono loro insieme ai giornalisti (e ai giovani e adulti omologati) i primi spacciatori di inglesismi con a capo i globalisti ricchi, potenti, megalomani e psicopatici. Secondo me, dovresti rivolgerti direttamente e unicamente alla gente comune, anche con altri mezzi. Perché non fai dei video?

    "Mi piace"

    • Io mi rivolgo a tutti con le modalità comunicative che mi appartengono, e dunque scrivo, anche se mi capita di partecipare a conferenze e dibattiti e girano molti miei interventi in video o in radio. Il punto è che l’imposizione di una lingua non è fatta dalle masse: fuori dalla retorica dell’uso che farebbe la lingua, questo uso non è fatto dal popolo ma da una classe dirigente che diviene il modello linguistico della gente. L’itanglese è il modello non solo di giornalisti e politici, ma di imprenditori, tecnici, scienziati ed esperti, terminologi e linguisti che certificano la “necessità” degli anglicismi… L’itanglese è la lingua dei comunicatori, dei formatori, delle pubblicità, dello sport, dei doppiaggi, dei titoli delle manifestazioni culturali… tutti i “centri di irradiazione della lingua” si stanno anglicizzando e ciò è l’effetto collaterale del progetto di rendere l’inglese la lingua della comunicazione internazionale, la lingua di serie A che è diventato obbligatorio a scuola, che sta pendendo piede come lingua dell’Europa, della scienza, della formazione universitaria… E allora la lingua è un fatto politico, e a parte le leggi per utilizzare l’italiano almeno nella comunicazione istituzionale, quello che può fare la politica è una campagna per la tutela e promozione dell’italiano. Se non la smettiamo di percepire gli anglicismi come qualcosa di superiore rispetto all’italiano non ne usciamo. La battaglia non è contro i singoli anglicismi, ma contro l’assurda e deleteria percezione per cui l’inglese è una lingua superiore, più tecnica ed evocativa. L’itanglese si può arginare solo spezzando il servilismo e il complesso di inferiorità alberto-sordiano del voler far gli americani; solo così le parole inglesi si dissolverebbero e perderebbero senso. E questo cambiamento è un fatto sociopolitico che non può partire dalle masse, che lo subiscono, ma dall’alto.

      Piace a 1 persona

  13. La Juve ha annunciato il nuovo organico e i ruoli dirigenziali sono tutti in inglese, ce ne sono pochissimi in Italiano. Anche nel calcio continua l’anglicizzazione. Oramai tutte le mansioni nuove sono in inglese, mentre l’italiano perde sempre più terreno. Chissà se in Francia permetterebbero una cosa simile; a ogni modo non c’è proprio modo di denunciare questo scempio linguistico alle autorità competenti ?

    "Mi piace"

Lascia un commento