Come entrano gli anglicismi: avvistata una “trap-cam”

L’altro giorno mi sono imbattuto nella notizia dell’avvistamento di un gatto selvatico nel Trentino, ma soprattutto nell’avvistamento di un nuovo anglicismo: la trap-cam.

 

TRAP-CAM corriere della sera 5_4_2018

Il Corriere della Sera in rete riportava così la notizia, nella sua prima pagina. E seguendo il collegamento si può leggere la spiegazione:

Il gatto selvatico arriva a Trento: per la prima volta sul monte Bondone

Un esemplare di Felis silvestris «catturato» da una trap-cam piazzata per monitorare gli spostamenti degli orsi. E’ una specie tutelata a livello nazionale e europeo

di Redazione Online

 

Ma cos’è una trap-cam?

Questa espressione non esiste in alcun dizionario italiano, nemmeno tra gli infiniti neologismi della Treccani o sulla Wikipedia. In rete è di bassissima frequenza e quasi non si trova. Non compare nei dizionari di inglese, e la Wikipedia britannica parla invece di camera trap, cioè una telecamera che si attiva attraverso sensori ottici.

L’articolo in questione è italiano, non si tratta dei soliti casi di scopiazzamenti dalle fonti americane che producono una gran quantità di anglicismi inutili per prigrizia e incapacità. E allora da dove viene?

Viene dalla “redazione online” del Corriere della Sera, che probabilmente significa gente sottopagata che fa quel che può. E il giornalista anonimo che ha scritto questo titolo deficiente (deficiente di una spiegazione che sarebbe dovuta, per rispetto verso i lettori) usa un’espressione del genere che non è nemmeno virgolettata, come fosse una cosa comune. In questo grande pezzo di giornalismo le virgolette sono invece apposte sulla parola “catturato”, una scelta davvero  strategica.

Non c’è alcuna esigenza di fornire alternative a questa parola. Si battezza in questo modo con un anglicismo un oggetto che si sforzerà eventualmente il lettore di far corrispondere a una parola italiana equivalente. Ma che cosa può fare un lettore, a questo punto, se non ripetere trap-cam o pensare che si dica così? Forse può fare come me e non comparare più il Corriere della Sera. Ma a parte questo, quali sono le alternative che un articolo del genere ci offre per parlare?

Leggendo l’articolo si parla in modo impreciso di foto-trappola, che però non è un sinonimo equivalente, e confonde lo strumento (una telecamera a sensori) con il risultato (la fotografia).

È in questo modo che entrano gli anglicismi. È in questo modo che oggi si fa giornalismo. Senza nessuna cura per la lingua italiana e per gli italiani, e tanto meno per le buone regole della comunicazione. Con una buona dose di ignoranza, pressapochismo, fretta e tutto purché suoni inglese.

Quando il Titanic affondò, nel 1912, la parola iceberg circolava, nell’italiano e anche nell’articolo che ne parlava. Ma il titolo de La Stampa parlava di un banco di ghiaccio, in modo da arrivare a tutti. In modo da usare la lingua italiana. Quale giornalista oggi farebbe una scelta del genere?

Titanic 16 aprile 1912

I giornali stanno depauperando la lingua italiana

Il punto non è la trap-cam, questo è solo un esempio di quello che avviene quotidianamente nel Titanic linguistico del giornalismo. E in questa trascuratezza, in questa sempre più frequente ignoranza lessicale e rinuncia a parlare l’italiano a cui ormai ci siamo assuefatti, va rintracciata una delle principali cause della moltiplicazione degli anglicismi in questi ultimi 30 anni.

Mi auguro che trap-cam sia solo  un occasionalismo destinato a scomparire. Ma comunque è un precedente. Che si aggiunge a qualcun altro e che rimarrà in rete, nella speranza che dopo un periodo di latenza non ritorni e non si diffonda. Come è avvenuto per migliaia di altre parole arrivate in avanscoperta timidamente, magari come questa che si appoggia a un anglicismo ormai nella disponibilità di tutti, cam, che ricorre in webcam, webcamgirl e camgirl, cameracar, cameramen… una rete di anglicismi che si sta espandendo nel nostro lessico, che è ormai una lingua nella lingua.

E pensare che camera è un anglicismo di ritorno: l’italiano camera ci è ritornato con il nuovo significato di telecamera.

In Spagna esiste il Dizionario panispanico dei dubbi (Diccionario panhispánico de dudas, 2005) che riporta le alternative agli anglicismi e rappresenta un punto di riferimento che mantiene l’omogeneità della lingua di tutti i Paesi. E la sua presentazione, a Madrid, avvenne alla presenza dei responsabili di quasi tutti i giornali più importanti di lingua spagnola, che sottoscrissero un accordo:

Consci della responsabilità che nell’uso della lingua ci impone il potere di influenza dei mezzi di comunicazione, ci impegniamo ad adottare come norma fondamentale di riferimento quella che è stata fissata da tutte le accademie nel Dizionario panispanico dei dubbi, e incoraggiamo altri mezzi affinché aderiscano a questa iniziativa.

Gabriele Valle, “L’esempio della sorella minore. Sulla questione degli anglicismi: l’italiano e lo spagnolo a confronto”, in Studium. Saperi e pratiche della speranza tra teologia e filosofia, a cura di Vincenzo Rosito, Anno 109, settembre/ottobre 2013, n. 5, p. 757.

 

Da noi non ci sono molte opere che fanno circolare le alternative agli anglicismi e il gruppo Incipt dell’accademia della Crusca, a 3 anni dalla sua costituzione, si è limitato a diramare 9 comunicati stampa con una ventina di parole.

Intanto i giornali usano un linguaggio sempre più anglicizzato soprattutto nei titoli, con le parole inglesi urlate in bella vista. Eppure godono di finanziamenti pubblici, che sono poi i soldi di noi cittadini, che li fanno sopravvivere. Personalmente legherei questi finanziamenti anche all’uso corretto della nostra lingua. Che è un parimonio da salvaguardare, non da distruggere. Almeno come va tutelato il gatto selvatico.

Toglierei un euro di finanziamento pubblico per ogni anglicismo utilizzato. Alla fine dell’anno probabilmente la maggior parte dei giornali sarebbe in debito verso lo Stato, e di molto.

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