Black Friday, il venerdì nero… della lingua italiana

Oggi, 24 novembre 2017, c’è stato il Black Friday, letteralmente il venerdì nero, il giorno di sconti con cui negli Stati Uniti, ma ormai anche in Italia, si apre la stagione natalizia dei regali. E così ho fatto un giro a fotografare le vetrine di corso Buenos Aires a Milano, una delle vie delle compere, o dello shopping, per chi non è più avvezzo alle alternative italiane.

Ecco le offerte per esempio di Yamamay, Vodafone, Swatch, Roberta Biagi, Kasanova, Carpisa, Geox, Euronics (tutte le foto sono state scattate realmente oggi)…


ma ce ne sono tante altre di marchi italiani da Benetton a Broggi che hanno usato la stessa espressione.

In Feltrinelli vedo la vetrina con scritto Black Week, che non è il contrario della settimana bianca, significa che da un solo, misero venerdì si passa a un’intera settimana di sconti! Entro e scopro che anche il mio Diciamolo in Italiano è in offerta. O forse dovrei dire in black, come il mio umore?

Gli sconti spesso si prolungano, e così il friday diventa un venerdì lunghissimo, che travalica i confini del calendario per durare almeno un fine settimana ed estendersi anche per giorni e giorni! E infatti, in molte vetrine è specificato che il venerdì dura fino a domenica, o only for the weekend, per essere ancora più chiari; altre volte, invece, è iniziato già da qualche giorno.

I più precisini preferiscono parlare di Black Weekend o usare simili varianti che si possono aggiungere o sostituire a friday/venerdì, mentre i più creativi si spingono al black fridays al plurale o ai black friday days!

Poi c’è chi specifica, come fosse un’eccezione, che il venerdì nero vale solo per oggi.

Molti creano variazioni e personalizzazioni tutte basate sull’inglese, e c’è chi augura good friday o happy friday come fosse una festa tradizionale e bellissima…

Ci sono black friday di lusso e altri più semplici, fatti con la stampante o persino a mano. Tutto pur di partecipare in qualche modo…

 

Ma qualcuno che lo dice in italiano ci sarà?

A parte qualche catena (come Upim e qualche altra che non espone nulla solo perché ha in atto già altri sconti pregressi) che non partecipa a questo venerdì di sconti o giornate di sconti, promozioni, offerte, saldi prenatalizi, scontissimi, affaroni… o cumunque li si potrebbe chiamare, solo  Zara e Prenatal hanno optato per non usare l’anglicismo. E li ringrazio molto.

Solo pochi anni fa black friday era un’espressione sconosciuta, oltre che inutile. Temo che da oggi (o forse dall’anno scorso?) diventerà uno dei tanti anglicismi considerati necessari o insostituibili. Non perché ci manchino le parole, né i venerdì, ma per molti altri motivi, tra cui non bisognerebbe trascurare l’idiozia.

 

12 pensieri su “Black Friday, il venerdì nero… della lingua italiana

  1. Immagino che usare la traduzione italiana “venerdì nero” faccia pensare a crolli di borsa o altri eventi catastrofici, ma secondo me il problema qui non è linguistico quanto piuttosto culturale. Si tratta di sudditanza culturale, per l’esattezza. Perché se negli USA il venerdì dopo il giorno del Ringraziamento è un giorno particolare (molti non lavorano, in uno dei rarissimi casi di “ponte” da quelle parti), qui è un giorno come ogni altro.
    Sconti e promozioni sono diventati una misura di marketing onnipresente e quasi esclusiva, credo che si sia approfittato per avere un’altra occasione da affiancare ai soliti saldi di fine stagione.
    Un’ultima cosa: il “black Friday” italiano si scontra con il fatto che la tredicesima – per quei fortunati che ce l’hanno – arriva qualche settimana dopo, quindi per gli acquisti di Natale (che è quello che gran parte degli americani fanno nel BF) è ancora troppo presto. Ecco i limiti dell’importazione di usanze alloctone.

    Piace a 1 persona

    • Sono perfettamente d’accordo con te ma la sudditanza culturale e linguistica si intrecciano. L’anglicismo deriva dal fatto che è implicito che stiamo facendo come gli americani, e che novità = anglicismo si sposano perfettamente. La traduzione letterale è improponibile, certo, ma venerdì di sconti o prenatalizio non vengono usati appositamente, siamo davanti all’espansione commerciale delle multinazionali e all’emulazione europea, che sta seguendo la stessa strategia dell’importazione di Halloween, e la cosa non riguarda solo l’Italia, ma anche Spagna, Francia ecc… è una strategia di conquista dell’Europa commercial-culturale che arriva dall’alto e allo stesso tempo viene emulata dal basso, dai negozianti più che dalla gente comune, che per ora è ancora restia e spaesata a utilizzare l’anglicismo.

      "Mi piace"

  2. Sono abbastanza sicuro che sia il primo anno in cui la valanga si sia abbattuta potente sul mondo mediatico: l’anno scorso bisognava ancora spiegare cosa volesse dire la frase. Quindi dopo Halloween adesso prendiamo un’altra usanza USA: mi stupisce che non festeggiamo il Thanksgiving con tanto di tacchino tofu (perché comunque in Italia sono tutti anti-carne).
    Mi consola solo il fatto che importando usanze straniere abbiamo perso il nostrano Carnevale: lo odio da sempre e per fortuna sono anni che non lo sento nominare da nessuno 😛
    Ah, e come mai nessun Salvini ha proposto che ogni Paese si tenga le sue usanze? 😀

    Piace a 3 people

  3. Anche qui, dove sono molto più gelosi della loro lingua, abbiamo il Black Friday. Ma gli sconti non sono neanche lontanamente comparabili con quelli degli USA. Il Thanksgiving è per fortuna limitato a qualche ristorante specializzato in Expats.

    "Mi piace"

  4. Non ritengo sia un altro caso di sudditanza culturale come per Halloween in cui gli statunitensi, tanto che hanno fatto, ci hanno “rivenduto” una festa nata nel Vecchio Continente. In questo caso è più evidente un’esigenza di sfruttare ogni occasione possibile per creare occasioni di consumo collettivo in cui il consumatore che non spende potrebbe addirittura a sentirsi uno “sfigato”. In USA il “Black Friday” è un momento di isteria consumistica. Vedi le file, le resse, le corse agli scaffali, gli scaffali ripuliti come se fossero passati i Lanzichenecchi). A dare allo Zio Sam quello che è dello Zio Sam, occorre però anche dire che gli sconti in questa occasione sono davvero incredibili. In Italia, i soliti furbetti della sostituzione delle etichette con prezzi più elevati prima dei “saldi” è pratica nota. Benvenga se è l’occasione per alcuni di potere acquistare ciò che non potrebbero altrimenti. Sempre meglio che si riempiano di rate.
    PS: il “Black Friday” è iniziato timidamente l’anno scorso, quest’anno ha visto la sua definitiva consacrazione. Ce lo teniamo ormai come appuntamento annuale, vedrai.

    Piace a 1 persona

    • Sono d’accordo con te, Redbavon, che ci sia una sostanziale differenza di contenuti tra il venerdì di sconti americano e italiano; qui da noi, a parte i prolungamenti per tutto il fine settimana o l’intera settimana, non ci sono forti sconti, in media sono il 15%,20%, e quelli superiori riguardano fuffa o cose vecchie, ho notato. La sudditanza è linguistica più che culturale, quasi nessuno usa termini italiani, e anzi nascono variazioni sul tema all’inglese, come black week, black friday days… si perde il significato per cui friday significa venerdì e sembra che black diventi sinonimo di sconto, e dire che il venerdì di sconti vale fino a domenica è un ossimoro che non vale la pena di commentare. L’anno scorso l’iniziativa è decollata timidamente, ma quest’anno ha avuto una visibilità di massa senza precedenti nelle vetrine (che ho documentato) che probabilmente l’ha fissata come una tradizione che non potrà che rinnovarsi, anche su questo sono d’accordo. Ma non posso fare a meno di notare che questo fenomeno travalica l’Italia e riguarda anche gli altri Paesi, e non è un caso che ciò avvenga con una certa simutaneità (e qui mi pare di notare una strategia commerciale dall’alto), esattamente come è avvenuto per Halloween, che è un altro caso di importazione della faccia consumistica americana di una tradizione molto variegata e complessa, dal punto di vista spirituale.

      Piace a 1 persona

Lascia un commento